Dieta per disintossicarsi, ma da cosa?

Dieta per disintossicarsi, ma da cosa?

Come tutti i periodi “post qualcosa” anche il post quarantena è stato decretato dal web come un tempo segnato dalla necessità di depurarsi. Su Instagram e Facebook la parola d’ordine, nonché l’hashtag che va per la maggiore, è “detox”. Piani alimentari che promettono un effetto purificante dell’organismo, ricette di acque aromatizzate con il potere di pulire dall’interno il corpo, prodotti che svolgono il compito di drenare, sgonfiare, liberare dalle tossine seguono la moda imperante della dieta sana, ma di base danno per scontato che siamo tutti intossicati. Ma da cosa?

Il punto di partenza per affrontare la questione detox è ribadire il fatto che i trattamenti disintossicanti coinvolgono persone che hanno forme di dipendenza serie e potenzialmente dannose per la salute, come può essere quella dall’alcol. È sufficiente questa precisazione per sottolineare l’abuso a cui viene sottoposto il termine, forzatura che diventa ancora più chiara se si pensa che alcuni dei nostri organi – reni, fegato, intestino, polmoni e cute – sono deputati allo smaltimento delle scorie metaboliche senza il bisogno di seguire alcuna dieta detox.

Sebbene un organismo sano riesca a mantenere un equilibrio tale da non prevedere un accumulo di tossine, le proposte di regimi alimentari purificanti sono ovunque e fortemente pubblicizzate. In questa tendenza verso un’idea di benessere più legata a come il corpo appare rispetto a cosa il corpo necessita, alcuni cibi vengono marchiati: carne, latte, carboidrati, zuccheri, lieviti, glutine sono diventati i principali nemici di un’idea di salute che prevede il massimo controllo di ciò che si introduce privando il momento del pasto della sensazione di godimento. L’attenzione eccessiva verso il cibo sano, comportamento definito ortoressia costantemente in crescita nei paesi cosiddetti “sviluppati” e con tratti simili all’anoressia nervosa o alle tendenze ossessivo-compulsive, prevede il consumo di super food e rinunce alquanto bizzarre. Un esempio? Idratarsi attraverso la cosiddetta “acqua viva” della frutta e della verdura, come il succo di anguria, di melone o il latte di cocco, al posto del semplice bicchiere d’acqua; praticare regolarmente digiuni totali (prevedono di rimanere senza cibo e acqua per un periodo che va dalle 12 ore ai 10 giorni) o intermittenti (non si consuma cibo per 16 ore) o a giorni alterni (non si mangia nulla per 24 ore); assumere sostituti del pasto ipocalorici e con pochi grassi.

Feuerbach diceva “l’uomo è ciò che mangia”, una massima, quest’ultima, che se calata ai tempi attuali diventa pericolosa. Il boom di programmi di cucina che propongono ricette ricche e tradizionali si bilancia, infatti, con il fenomeno di influencer che promuovono piatti light privi di eccessi laddove per eccesso si intende la copresenza nella stessa insalata di semi e olio da condimento. Navigando sui social è davvero comune il discorso della purificazione dopo gli sgarri commessi durante la quarantena: ragazze e ragazzi dai volti noti, spesso provenienti da programmi televisivi, e dai corpi tonici grazie a tabelle di allenamento sempre rispettate collegano la loro immagine a prodotti disintossicanti o integratori alimentari.

Vero caso Instagram sono il tè e le caps di un’azienda di fitness food con sede principale in Germania ma conosciuta ben oltre i confini europei. Scorrendo lo shop online si scopre che i tè si distinguono, oltre che per il gusto, in base all’azione che può essere detox, controllo del peso, slim, bellezza, benessere. A parte gli ultimi due la cui confezione si differenzia per peso e prezzo, tutti gli altri hanno in comune il costo a dir poco spropositato se si pensa che si tratta di una semplice tisana: sui 25 euro circa per 100 g. Navigando sul sito ciò che salta agli occhi è la parte dove viene esplicitamente espressa l’idea che un’alimentazione sana sia fondamentale per sentirsi felici e realizzati, che i prodotti creati offrono un’alternativa genuina e bilanciata e che l’obiettivo è quello di creare un mondo più sano e felice. Oltre al fatto che presentare integratori quali pillole per stimolare il metabolismo e sostituti ipocalorici del pasto in polvere (shake) ha poco di naturale e salutare, pare evidente come tali articoli e i vari programmi brucia grassi o detox si basino, ormai da tempo, e “alimentino” l’illusoria equivalenza tra bellezza estetica e appagamento personale.

A determinare il successo di questi prodotti vi sono una strategia marketing, che ne prevede la recensione da parte delle e degli influencer sui loro canali social, e una semplice regola di mercato che vuole una maggiore disposizione a rispettare il piano proposto dall’azienda qualora si sia pagato. Ecco dunque che dopo aver speso più di 300 euro per un Programma di perdita di peso contenente del tè, qualche snack, tre confezioni di caps e alcuni shake ci si sforzerà maggiormente a bere la sufficiente quantità di liquidi. Questo è solo un esempio di come espressioni quali “100% naturale”, “azione detox”, “sani e felici” abbiano spesso un forte impatto su un bacino di potenziali clienti non sempre informati e informate. Il successo delle tisane per controllare il peso, dei prodotti per ridurre il senso di fame, delle pillole per stimolare il metabolismo mentre si dorme, si basa infatti su una scarsa educazione alimentare, ma laddove è prevedibile che non tutti abbiano gli strumenti per identificare un possibile imbroglio, chi commercializza e pubblicizza tale merce dovrebbe almeno usare le parole corrette. Questo è però il gioco del mercato, anche quando in ballo ci sono la trasmissione di messaggi ambigui e l’adozione di comportamenti alimentari rischiosi.

FONTE: https://ilfattoalimentare.it/moda-detox-marketing-fissazioni.html 

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